(ARCHIVIO) “Sahara, deserto di mafie e di jihad”, di Massimiliano Boccolini ed Alessandro Postiglione. Presentazione del libro presso la Camera dei Deputati, a cura del Festival Internazionale italo-marocchino

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23 Aprile 2018
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Sahara, deserto di mafie e di jihad

Conferenza-stampa di presentazione del libro “Sahara, deserto di mafie e di jihad”, di Massimiliano Boccolini e Alessio Postiglione, organizzato dal Festival Internazionale italo-marocchino presso la Camera dei Deputati

 

Organizzata da Abdallah Khezraji, presidente del Festival internazionale italo-marocchino di Treviso, il giorno 11 luglio scorso si è svolta presso la Camera dei Deputati di Roma la conferenza stampa di presentazione del libro “Sahara, deserto di mafie e di jihad”, presenti gli autori Massimiliano Boccolini e Alessio Postiglione e un numeroso pubblico arrivato soprattutto dal Veneto e dall’Emilia Romagna.
Il tema è di grande attualità e interesse, in relazione soprattutto al fenomeno dei flussi migratori e a quello della criminalità internazionale legata ai vecchi e nuovi traffici illegali, che dai vari continenti si spostano via via nelle “zone calde” del pianeta, regno di conflitti bellici, di emergenze umanitarie, di esodi di massa. Come avviene nelle regioni del Sahara: nell’ultimo decennio, in seguito alle guerre e al proliferare del terrorismo di matrice islamico-jihadista, questo immenso territorio africano è diventato sempre più il crocevia privilegiato della cosiddetta mafia del deserto.

La conferenza stampa è iniziata con il saluto di Abdallah Khezraji, che ha ringraziato innanzitutto gli ospiti presenti: l’On Andrea Causin, il Questore della Camera dei Deputati Stefano Dambruoso, l’On. Andrea Manciulli, Presidente della Delegazione Parlamentare presso l’Assemblea Parlamentare della Nato e i due autori del libro, oltre a tutti i presenti, soffermandosi, dopo i saluti, sull’importanza delle tematiche relative al terrorismo e ai suoi legami con il fenomeno dell’attività criminale, ben descritto e documentato attraverso le pagine del libro oggetto della conferenza stampa.

In sala era presente una nutrita rappresentanza dell’associazione “Festival internazionale italo-marocchino”: Abdallah Khezraji, oltre a ringraziarli per avere accettato l’invito durante un giorno infra-settimanale, ha messo in rilievo il contributo che questa comunità, presente soprattutto in Veneto, in particolare a Treviso, ha dato alla grande questione politico-sociale dell’integrazione, a partire dagli anni ’90. E poi, in riferimento ai contenuti del libro, ha messo in evidenza il ruolo del suo paese d’origine, il Marocco, che nei confronti del terrorismo ha sempre assunto posizioni molto rigide sia in termini di contrasto repressivo, che di netta opposizione politica e culturale.

L’On Andrea Causin, in riferimento a quanto detto da Abdallah Khezraji, ha sottolineato che alla base del successo della politica di integrazione e di inclusione sociale avvenuta nel Veneto e soprattutto nel trevigiano, c’è un sistema economico che, a partire dai primi anni del Duemila, ha garantito sviluppo e occupazione – successo avvenuto anche con il supporto della comunità marocchina, che ha sempre lavorato e dato il sostegno per un’armonizzazione della vita sociale e religiosa –. Aggiungendo poi che laddove esistono delle soddisfacenti condizioni di vita per le popolazioni, è difficile che il terrorismo riesca a fare dei proseliti e ad avere il supporto delle comunità civili e religiose, citando il Marocco come esempio positivo, unico paese del nordafrica dove è in atto una politica economica espansiva, trainata soprattutto dalle riforme proposte dal parlamento sotto la spinta riformatrice ed illuminata dell’attuale re Muhammad VI.

Da sinistra, Alessio Postiglione, Stefano Dambruoso, Andrea Manciulli, Abdallah Khezraji

L’On. Stefano Dambruoso, questore della Camera dei deputati ed esperto di politica internazionale, intervenuto successivamente, ha posto invece l’accento sul dialogo e sul confronto interculturale e interreligioso come mezzo indispensabile per combattere la radicalizzazione islamica ed il conseguente terrorismo di marca jihadista.

L’Europa, ha aggiunto, deve accogliere e integrare le persone che provengono dai paesi africani e deve avviare delle vere e proprie politiche di sviluppo nei paesi d’origine, perché molti studi hanno dimostrato che il contro-esodo ha portato dei buoni frutti e delle esperienze molto positive, citando anch’egli come esempio efficace il ritorno in patria di molti immigrati marocchini, che hanno contribuito allo sviluppo e al benessere del proprio paese.

Molto articolato e interessante è stato poi l’intervento dell’ On. Andrea Manciulli, esperto di antiterrorismo, il quale si è soffermato sulle condizioni economico-politiche in cui attecchisce e si sviluppa il terrorismo, favorite essenzialmente dalle difficoltà in cui versa la l’economia legale attuale, che offre quindi la possibilità di espandersi a quella illegale: dai traffici di droga dell’Afganistan, a quello delle armi nel medioriente e, appunto, nel deserto del Sahara, ricevendo il supporto della popolazione che ha bisogno necessariamente di sopravvivere in qualche modo.

Il Sahara è dall’inizio del conflitto libico che è diventato il crocevia dei nuovi traffici illegali, spesso in legame con le popolazioni nomadi e con molte tribù locali. Traffici in prevalenza di droga proveniente dal sudamerica, di armi e di esseri umani. Ed è soprattutto da qui che inizia, prospera e fiorisce il business legato all’emigrazione, che offre un’occasione straordinaria per il reclutamento dei nuovi terroristi e combattenti jiadisti.

Il terrorismo è un fenomeno comunque che interessa tutti, nessuno è al riparo da esso, ma che colpisce soprattutto i paesi e le popolazioni islamiche moderate e il solo modo per combatterlo è come sempre quello di agire sulle leve dell’economia, per offrire delle condizioni di vita migliori per tutti i propri cittadini. Il libro, ha sottolineato, è quindi un’occasione importante per far luce sui fenomeni criminali presenti nei paesi del Sahara, ma anche per sensibilizzare un’opinione pubblica spesso distratta o all’oscuro di molte situazioni critiche.

Da sinistra, Andrea Causin e Massimiliano Boccolini

Sono intervenuti quindi i due autori del libro, Massimiliano Boccolini e Alessio Postiglione, esperti di questioni mediorientali, che hanno affrontato le problematiche illustrate precedentemente dai relatori intervenuti, in particolar modo i temi della sicurezza nel Mediterraneo e nell’Europa collegati al proliferare delle azioni terroristiche, dai rapimenti nel Mali al narcotraffico che invade i paesi europei attraverso il collegamento con le mafie locali, al traffico di esseri umani di cui si parlava prima.

Esistono delle convergenze importanti tra trafficanti e terrorismo di matrice politico-religiosa, quest’ultimo sostenuto anche da un ideologismo esasperato che muove una feroce critica al sistema capitalistico, individuando nella decadenza dei valori e dei principi economici e sociali le vere cause dell’esplosione del fenomeno terroristico. Soffiando quindi sul fuoco della disperazione sociale e facendo leva su una fede religiosa deviata, il reclutamento trova un fertile terreno di propaganda e di reclutamento anche presso molte comunità di immigrati, soprattutto di seconda e le terza generazione.

Il richiamo alla guerra santa attecchisce anche in Italia, hanno osservato i due autori. anche se in forma minore rispetto ad altre nazioni “forti” come la Francia e La Gran Bretagna ed è solo grazie alla prevenzione e ad un controllo sociale da parte di molte comunità islamiche moderate che finora non sono avvenuti gli episodi criminosi presenti in altri paesi.

Da segnalare, poi, la natura dei traffici, che oltre a quelli citati dai relatori precedenti, riguardano quelli relativi alle opere d’arte, al petrolio e addirittura a quello degli organi umani, oggetto di scambi illegali con le varie organizzazioni malavitose presenti in molti paesi europei, in primis con quelle italiane, più organizzate e più influenti sul piano internazionale. Molto rilevante è la presenza ad es. della camorra per il traffico di armi dall’Africa verso la Spagna e dall’Italia verso alcuni paesi balcanici, “camorra” e malavita di religione “laica” (sic), che ha bisogno comunque di disporre della propria manovalanza in termini “religiosi”, perché come si sa, nessuno è disposto a morire in nome del petrolio ma di una fede, anche se distorta, certamente sì.

Un ruolo fondamentale nello scacchiere geopolitico europeo e mediterraneo, come è stato accennato da tutti i relatori, è ricoperto dal Marocco, sia nella lotta al terrorismo, condotta come accennato prima attraverso la repressione e soprattutto per mezzo di un’efficace politica riformista, che consente alla popolazione marocchina un’importante apertura culturale, una rispettosa e dinamica integrazione ed emancipazione sociale, religiosa e politica. Il tutto accompagnato da nuove ed innovative prospettive di sviluppo economico e sociale, come ad esempio l’autonomia regionale del Sahara occidentale, che potrebbe essere, a detta degli autori, un polo attrattivo per i molti profughi che attualmente stazionano in altri paesi confinanti.

La conferenza stampa si è chiusa con alcune interessanti domande da parte delle persone presenti, due su tutte, la prima del presidente dell’associazione “I Care” di Treviso Gianni Rasera, che ha chiesto ai due autori se ritenessero che l’Occidente, inteso come sistema politico, potesse avere delle responsabilità rispetto ad un passato di colonizzazione.

Uno degli autori ha risposto che i paesi europei hanno certamente delle responsabilità, ma che queste si intrecciano ad es. anche con quelle di molti paesi islamici che vedono nell’Occidente solo il regno del male, oppure con quelle di molti gruppi politici che, mossi solo da interessi ideologici e strumentali, combattono ad es. contro il liberalismo, individuando in esso il vero responsabile di molte risposte di tipo terroristico.

Secondo loro se ne esce, comunque, solo rivendicando il ruolo centrale e assoluto della politica, sia sulle ideologie che su tutti gli interessi di tipo economico, religioso e politico.

Un’altra osservazione sotto forma di domanda è stata quella del presidente della Federazione islamica del Veneto, Tanji Buchaib, che ha sottolineato come sia giusto combattere il terrorismo fondamentalista, ma ha chiesto come mai le istituzioni democratiche europee siano così restie a concedere ritrovi e locali di culto ai credenti musulmani e ai seguaci dell’islam cosiddetto moderato, perché “noi tutti sappiamo che il fondamentalismo va combattuto anche attraverso una vera integrazione sociale e culturale, che passa soprattutto attraverso la conoscenza, la condivisione, il rispetto degli altri e la solidarietà”.